Uccidere Lord British

Tutti i modi in cui i giocatori hanno provato a fare fuori l'alter ego di Richard Garriott.

No, comportiamoci da giustizieri,
e non da macellai: noi insorgiamo,
Cassio, contro lo spirito di Cesare,
e lo spirito non ha sangue umano.
Volesse il cielo che fosse possibile
colpir solo lo spirito di Cesare
senza doverne massacrare il corpo!

William Shakespeare, Giulio Cesare, Atto II, Scena I

Era il 9 agosto 1997 (a detta di alcuni storiografi minori l’8) quando Lord British, l’alter ego di Richard Garriott, creatore della serie di RPG Ultima, fu assassinato in pubblico da uno dei suoi sudditi durante una visita reale. In questo giorno speciale, annunciato a tutti con largo anticipo, avrebbe tenuto un discorso di fronte alla moltitudine che sarebbe sicuramente accorsa. Avrebbe così potuto graziarli della sua presenza mentre veniva testata la capacità del server di sopportare un tale carico di giocatori contemporaneamente—il cosiddetto stress test.

Ma prima ancora di riuscire a raggiungere il suo castello, Lord British cadde sotto, letteralmente, il fuoco di un suo comune suddito di nome Rainz, oggi passato alla Storia di Internet e del Videogioco.  Questi avvenimenti ebbero luogo nella bella Britannia, sul server in cui si svolgeva il beta test di Ultima Online, MMORPG che avrebbe debuttato di lì a poco, il 24 settembre, rendendo popolare il genere che non a caso deve il suo nome allo stesso Garriott.

Vivere e morire a Britannia

Ultima IV
Ultima IV: Quest of the Avatar (Fonte: Wikipedia)

Lord British era dunque l’alter ego o più precisamente l’avatar di Richard Garriott all’interno dello stratificato e pluriennale mondo della serie di RPG Ultima. La parola avatar proviene dall’Induismo e corrisponde all’incarnazione di una Divinità in forma terrena. Questa parola, nella funzione di immagine scelta per rappresentare la propria utenza all’interno di comunità o giochi online fu coniata dallo stesso Garriott per il quarto capitolo della sua saga: Ultima IV: Quest of the Avatar (1994).
Il suo desiderio era che l’avatar del giocatore fosse un corrispettivo del suo io reale, in modo tale da identificarsi con il sistema di virtù e di scelte etiche da prendere che rappresentava la struttura portante del gioco. Ultima, al momento della sua incarnazione online, era arrivato già al suo ottavo e penultimo capitolo (Ultima VIII, 1994) e il suo successo, grazie alla complessità di trama e sistema di gioco, era già da tempo consolidato.

Richard Garriott fu una figura seminale dell’intera industria videoludica: la sua prima opera, Akalabeth (1980), fu il primo RPG per computer mai pubblicato, mentre il primo capitolo di Ultima, Ultima I: The First Age of Darkness (1991), è considerato il primo gioco open world per PC. Nato a Cambridge, in Inghilterra, nonostante vivesse dall’età di due anni negli USA, si guadagnò in adolescenza il soprannome di “British” per aver risposto, con un più marcatamente britannico “Hello”, all’“Hi” che gli rivolsero i suoi compagni durante un campo estivo di programmazione. Una volta ottenuto anche il titolo di “Lord” per il suo ruolo di Master nelle campagne di D&D, Garriott era pronto ad entrare nella storia: fu con il nome di Lord British che firmò la sua prima opera, spinto dal suo publisher ad usare questo nickname perché più memorabile del suo vero nome.

Uccidere Lord “Cantabrigian” British, questo il suo nome completo all’interno della saga di Ultima, in omaggio a Cambridge, non era di certo un nuovo genere di passatempo. Ma questa fu la prima volta che avvenne in pubblico e soprattutto la prima volta che a controllare il personaggio non fosse un’intelligenza artificiale bensì il suo doppio in carne e ossa: Richard Garriott. Infatti, nonostante Lord British fosse un regnante benevolo, dedito continuamente ad aiutare il protagonista dell’avventura (prima conosciuto come The Stranger poi come The Avatar) e a proteggere il mondo di Britannia, i giocatori non si erano certo sottratti a uno dei massimi piaceri videoludici in ambito ruolistico e non solo: cercare modi per uccidere chi non dovrebbe essere ucciso. Se nei primi due titoli Garriott aveva sottovalutato i suoi giocatori, rendendo Lord British immensamente forte ma non invulnerabile, capace di essere ucciso solo tramite un livellamento insano del protagonista—cosa che, serve dirlo? avvenne puntualmente—da Ultima III in poi, le vie per il regicidio si fecero sempre più ardue.

Infastidito dalle lettere che gli venivano inviate, in cui veniva descritto il divertimento provato dai giocatori ad assassinarlo, Garriott si impuntò, ed ecco che in Ultima III il Regnante divenne invulnerabile alle comuni armi in possesso del protagonista; peccato che una volta provocato e attirato nel fossato del suo stesso castello si poteva usare su di lui l’artiglieria pesante di una nave qui ormeggiata, disintegrandolo sulla costa. Ancora una volta l’inventiva dei giocatori era stata sottostimata. Da quel momento in poi, uccidere Lord British divenne un gioco all’interno del gioco, una segreta partita a scacchi tra gli affezionati di lunga data della serie RPG e i suoi sviluppatori.

Uno dei modi più particolari per uccidere l’alter ego di Garriott è in Ultima VII: in questo capitolo, ogni giorno alle 12 esatte, Lord British si reca sotto una targa di metallo all’ingresso della Sala del Trono. Se decidiamo di leggere la targa in quel momento questa cadrà a terra causando la decapitazione del Re. Questa morte, che colpiva i giocatori per la sua stranezza, intrisa di un umorismo che sembrava del tutto surreale, si scoprì essere un omaggio scaramantico ad un episodio realmente accaduto negli studi Origin System, durante lo sviluppo del titolo: correva l’anno 1992 e i programmatori, fumatori incalliti, erano soliti prendersi frequenti pause nelle quali comunque continuavano a parlare del gioco, confrontando il proprio lavoro, cercando idee e soluzioni. Garriott si univa occasionalmente al gruppo, dispensando input e supporto. Sulla porta di sicurezza utilizzata per andare all’esterno si trovava una placca di metallo di 4 kg, tenuta da un magnete che in quella sera del 1992 cedette, cadendo in testa a Garriott, che stramazzò al suolo. I programmatori andarono nel panico, pensando per un attimo che Richard fosse morto. L’incidente gli procurò una corsa in ospedale e tre punti di sutura, ma soprattutto un forte turbamento psicologico. Quando tutto sembrò essere tornato alla normalità, l’evento venne trasfigurato all’interno del gioco: qui la targa di metallo fatale recitava “La Sala del Trono di Lord British”, e se si aveva l’ardire di derubare anche il cadavere appena decapitato era possibile rinvenirvi il testamento del Re, contenente le sue ultime volontà.

Il 9 agosto 1997

Una bella giornata così brutta non l’avevo mai vista.

William Shakespeare, Macbeth, Atto I, Scena III

Ciò che avvenne quel 9 agosto fu imparagonabile a questa divertente consuetudine poiché totalmente inaspettato e soprattutto pubblico. Ci troviamo nel castello di Lord Blackthorn: è qui che Lord British, corona d’argento e tunica grigia con un serpente argentato sul petto, suoi segni distintivi, fa la sua apparizione online scortato da Chuckles, il suo storico giullare, fedele nell’abbigliamento ai colori del suo Re. È lo stesso Lord Blackthorne (alter ego del cosviluppatore di Ultima Online, Starr Long) a fargli strada insieme al suo giullare Heckles. Tutti e quattro si trovano sul parapetto del castello da dove Lord British potrà agevolmente arringare la folla ai suoi piedi. Le guardie sono state mandate a dormire all’interno del codice, disattivate per non appesantire ulteriormente il server già afflitto da una lag quasi ingestibile. Storia parallela a quella di chi, credendosi ormai intoccabile, aveva congedato i duemila ispanici della sua guardia personale, trovandosi così indifeso il 15 marzo del 44 a.C.

Nell’esiguo pubblico che ha avuto la fortuna di trovarsi qui e ora, c’è un individuo con i capelli lunghi che ha indosso solo un kilt: il suo nome è Rainz. Quasi nudo di fronte al Re, il suo abbigliamento è assolutamente fuori luogo; ma Lord British è un regnante benevolo, tutti hanno il diritto di vederlo. Nel mentre, la moltitudine si sta raccogliendo a Castle Britannia: il vero centro del potere. È qui che la visita reale ufficiale dovrà avere luogo; in questo momento a Castle Blackthorn è riunito solo un gruppo di persone che hanno fatto affidamento su una voce trapelata nel regno. Il loro azzardo è stato ripagato: Lord British è qui, controllato da Richard Garriott in persona, da solo nel suo ufficio.

Rainz si mette subito in azione, approfittando del caos, e si muove fra le fila del pubblico, cercando di rubare qualcosa all’interno dei loro zaini; non sapremo mai il il suo vero nome, solo che ha 23 anni e lavora nell’ambito dell’informatica.

I presenti cominciano ad accalcarsi e parlare al cospetto di British, qualcuno millanta la sua intimità col regnante, chiendendogli se si ricorda di lui, altri più conformi al loro ruolo di sudditi lanciano grida di giubilo:
“Hail to the King!”.
“Long Live the King!”.
C’è chi dalle retrovie, con umile tenerezza si complimenta con lui come fosse un suo pari: “You’re a good man keeping the peace”; e chi lo affronta senza remore, con la sfacciataggine tipica degli invasati, dei monomaniaci assetati di conoscenza, e gli chiede, senza rispettare nessuna etichetta, di rivelargli i segreti degli “Shrines”, luoghi di miracolosi e importanti eventi, tentativo che si rivelerà audace quanto infruttuoso.

“Can we stop stealing, folk, please?”
Queste le prime parole pronunciate da Lord British in quell’occasione di cui abbiamo prova. Parole regali, eleganti, e completamente inutili. “Fortunatamente il mio personaggio era un buon ladro con un’alta stealing skill” dichiarerà in seguito Rainz, “Ho cercato disperatamente all’interno degli zaini di quelli che mi circondavano e infine sono riuscito a trovare una fire field scroll”. Ovvero la pergamena “muro di fuoco”, un incantesimo di attacco che evoca una barriera di fuoco dannosa per chiunque vi entri a contatto.

“A paltry spell”: così lo definisce Lord Blackthorn rimanendo immobile fra le fiamme, senza scomporsi. Come può un incantesimo ridicolo che a stento metterebbe in difficoltà un comune giocatore anche solo causare problemi a personaggi creati per essere invulnerabili?
“Nice Try” chiosa infatti Lord British. Dopodiché comincia ad allontanarsi dalle fiamme mentre il suo compagno rimane in posa statuaria nel fuoco.
“Lord Blackthorn is more pretentious than me” digita Garriott dalla solitudine del suo ufficio.
Il Re forse, come si confà di più alla sua figura, non vuole dare volgare sfoggio della sua immortalità, lasciando a Blackthorn questa esibizionistica prova di forza.

Ancora qualche passo oltre le fiamme ed eccolo cadere a terra: Lord British è morto.

Lord British
Ultima Online (Fonte: Editable Codex)

“HE DIED!” grida chi fino a poca prima aveva augurato lunga vita al re,
“LB is dead!” gli fanno eco.
Il corpo steso sul terreno, ammantato solo di una tunica bianca; Blackthorne ha infatti subito provedduto a raccogliere gli abiti regali di British, proteggendo il suo cadavere da una selvaggia caccia alla reliquia che avrebbe reso il tutto ancora più umiliante.

“Quando accadde, ero scioccato ed incredulo. Non sapevo cosa fare. Non potevo parlare. Non potevo resuscitarmi. Ero solo nel mio ufficio”, così ricorda Garriott quel momento. “Fu uno shock totale. Mi misi a fissare il suo cadavere, incredulo, poi esplosi a ridere”, questa la reazione contemporanea dell’Assassino; “dopodiché fu un caos assoluto” aggiunge Rainz.

Caos Assoluto: quello che seguì fu infatti un massacro di innocenti causato dalla ricerca di un solo colpevole o da un’incontrollata reazione di rabbia a qualcosa che non sarebbe né dovuto né potuto avvenire. La folla ancora stordita dalla morte di Lord British, con il suo cadavere sotto gli occhi, vede sorgere dal nulla, quattro demoni imponenti la cui unica intenzione non è trascinare il Re in un qualche aldilà ma fare strage di tutti i presenti. È stato Lord Blackthorn ad evocarli. Non fanno in tempo a capire cosa stia avvenendo che cominciano a morire, i più fortunati e i più abili riescono a fuggire dall’ingresso. Tra loro c’è un individuo dai capelli lunghi, con addosso solo un kilt, che lascia l’entrata di Castle Britannia con passo misurato.

Epilogo

Se esiste una creatura vivente in un MMORPG,
qualcuno, da qualche parte, proverà ad ucciderla

il postulato di Lord British

Se una delle peculiari caratteristiche di un MMORPG è la possibilità lasciata a grandi quantità di giocatori di interagire fra loro, scegliere i propri compagni di avventura e i propri nemici, decidere come progredire nel gioco e come sviluppare il proprio personaggio—in sintesi la possibilità di creare storie e quindi eventi irripetibili che potranno poi essere raccontati e condivisi—ecco che Ultima Online ancora prima di essere lanciato nel mercato aveva ottenuto la sua prima grande Storia, non una qualsiasi, ma forse, la Storia Definitiva, quella che ancora oggi viene considerata la più memorabile all’interno della lunga vita del genere.

L’evento ebbe subito risonanza ampia all’interno del mondo di gioco; i racconti dei testimoni reali o presunti tali ma soprattutto gli screenshot dell’avvenimento, prove inoppugnabili da compulsare con stupore e macabro piacere, iniziarono a diffondersi.

Rainz era divenuto una celebrità, al punto tale da concedere interviste: “Sapevo che prima o poi Lord British sarebbe stato ucciso ma di certo non credevo sarebbe avvenuto così presto nella storia di Britannia” confesserà l’assassino; “Fu uno spettacolo molto divertente ma subito dopo aver lanciato il muro di fuoco mi aspettavo di andare incontro a un terribile destino, di venire fulminato sul posto o qualcosa del genere, invece sentii un rumoroso rantolo di morte mentre Lord British si accasciava a terra”.

Non fu solo Rainz a parlare. Gli sviluppatori, più precisamente Starr Long ovvero il vendicativo Lord Blackthorn disse che la morte di British fu il risultato di un errore umano: il suo personaggio e quello di Garriott erano sì creati per essere invulnerabili ma questa caratteristica non perdurava per lunghe sessioni di gioco; il giorno dello stress test erano stati costretti a resettare il server più volte a causa della sua instabilità, così una volta tornato in gioco Garriott avrebbe dovuto riattivare tramite un comando l’immortalità del suo personaggio, cosa che dimenticò di fare.

Garriott stesso dunque non sapeva di essere divenuto un comune mortale, cosa che lo spinse a trattare con sufficienza e divertimento il ridicolo incantesimo di Rainz che da lì a poco lo avrebbe ucciso. Rainz, però, non rimase impunito. Mentre la storia si diffondeva a macchia d’olio e la folla massacrata indistintamente dai 4 nerboruti demoni insorgeva contro l’ingiusto trattamento a loro riservato, l’Assassino veniva non solo bannato da Ultima Online ma gli veniva proibito di partecipare a qualsiasi gioco che lì in avanti sarebbe stato prodotto dalla Origin Systems (la casa produttrice di Ultima, fondata da Garriott e acquisita da EA nel 1992). Sembra quasi il tentativo di una damnatio memoriae; a detta di Origin una scelta presa non a seguito dell’assassinio di British ma a causa della condotta scorretta tenuta da Rainz con il suo personaggio principale, un mago di nome Acquaman, con il quale avrebbe sfruttato bug per avvantaggiarsi nel gioco invece di segnalarli. La community non prestò molta fede a questa versione, ritenendo ingiusta e sproporzionata la punizione inflittagli, cosa che parallelamente non fece altro che aumentare la sua fama di antieroe. Non sapremo mai se Garriott accettò con filosofia quell’evento o volle punirlo come un caso di lesa maestà.

Nel 2013, 16 anni dopo, quando Lord British si mise a disposizione degli utenti per un Q&A su Reddit, alla domanda di descrivere cosa provò a morire quel 9 agosto e se sapesse che fine aveva fatto il suo assassino, con una retorica consona alla sua posizione, rispondeva così: “RAINZ! Fu un grande shock vedere il mio io immortale cadere morto negli ultimi minuti della beta di Ultima Online. Solo il giorno dopo scoprii il nome di quella disonesta canaglia, RAINZ che lanciò un muro di fuoco sul parapetto in cui mi ergevo! Il suo status di leggenda è ormai certo, ma tristemente non so dove si trovi al momento… invece vorrei invitarlo a a porgermi una visita in Shroud of the Avatar”, il nuovo MMORPG sviluppato da Garriott che stava per essere lanciato.

Un invito che apriva a nuovi, grandiosi scenari: quello che sarebbe potuto essere uno dei più grandi rematch della storia o la particolare, commovente riunione in un’altra vita e sotto altre spoglie, di un assassino e della sua vittima. Un invito che purtroppo o fortunatamente non venne mai raccolto. Di Rainz infatti non si ebbero più notizie.

Ciclicamente, chiunque scopra questa storia e ne rimanga impressionato, come il sottoscritto, prova a cercare informazioni con i suoi poveri mezzi investigativi, ma alla fine dei dungeon della rete si scontra solo con altri curiosi come lui, senza alcuna risposta, senza alcun apparente tesoro da riportare in superficie. Non nasconderò nel mio caso una profonda ammirazione per una latitanza grandiosa come il suo gesto; un vuoto di informazioni che si staglia ancora più potente nella saturazione che produciamo e consumiamo ogni giorno.

L’immaginazione lavora nel vuoto; quindi questo è, almeno per quanto mi riguarda, il migliore dei finali possibili. Rainz è ormai una leggenda, ignifuga ad ogni forma di revisionismo storico: inapplicabile a ciò che ormai è Epica. Rainz è stato l’ultimo e solitario regicida dell’Occidente nell’anno di grazia 1997.