2018: le migliori colonne sonore dei videogiochi

Le musiche più belle ascoltate giocando, una traccia alla volta.

Quelle dei videogiochi sono musiche che accompagnano immagini, perciò spesso il parallelo con le colonne sonore cinematografiche risulta naturale. Il sonoro in un film però è (quasi) sempre la rappresentazione di un sentimento: la musica commenta eventi inseriti in una narrazione, che possono avere un carattere comico, o drammatico, o spaventoso.

Ennio Morricone ha composto musiche epiche e di ampio respiro per la Trilogia del dollaro di Sergio Leone perché tali erano le vicende narrate in quei film, ambientati negli sconfinati spazi della frontiera americana e popolati da uomini pronti a tutto, e ha scritto pezzi leggeri e divertenti per Bianco Rosso e Verdone, perché quelli erano i toni del film e dei suoi personaggi.

Nei videogiochi le cose stanno diversamente. La narrazione ha volentieri un’importanza marginale: le musiche indimenticabili dei primi tre capitoli di Super Mario Bros. non sono certo legate alla storia di un idraulico italiano che deve salvare il mondo dei funghi e la sua principessa dalla minaccia delle tartarughe. A volte la narrazione è del tutto assente, come in Tetris, di cui pure è rimasta celebre la musica, scritta da Hirokazu Tanaka riprendendo “Korobeiniki”, un canto tradizionale russo dell’Ottocento.

L’idea è dunque che, se nel cinema la colonna sonora rappresenta di solito un sentimento, nei videogiochi rappresenti invece una sensazione, che può essere relata tanto al fatto di trovarsi in un mondo virtuale totalmente alternativo rispetto alla realtà, quanto con le azioni che al suo interno il giocatore compie; così, per tornare ai nostri esempi, il ritmo serrato della musica di Tetris trasmette sensazioni di combinazione e incastro, mentre i saliscendi della colonna sonora di Super Mario Bros. si legano al level design e alle tipiche azioni del genere platform.

Naturalmente, è verosimile che nella pratica tutto ciò funzioni in maniera inversa: è cioè la ripetuta esecuzione di quelle azioni a creare un legame con la musica che le accompagna. La musica deve però rendersi disponibile alla creazione di tale collegamento nella mente del giocatore; deve cioè avere le caratteristiche necessarie a un’identificazione più che a un mismatch. Saranno queste linee guida a condurmi nella selezione delle migliori colonne sonore videoludiche dell’anno, ciascuna rappresentata da una sola traccia, in una sorta di mini mixtape.

The Messenger (Fonte: presskit)

The Messenger

Iniziamo con The Messenger, per il quale Rainbowdragoneyes ha composto la migliore colonna sonora chiptune del 2018: come ci si potrebbe aspettare da un gioco il cui protagonista è un ninja che deve combattere i demoni, il ritmo dell’azione e dei combattimenti è abbastanza elevato. “Hills of Destiny” è una delle tracce più memorabili, e nemmeno la più incalzante, ma svolge alla perfezione il suo ruolo di sostegno a interminabili sessioni di combattimento old-school.

Celeste

Celeste offre tutt’altro tipo di gameplay, con un level design molto verticale fedele specchio della sua ambientazione montana. È un gioco difficile che richiede precisione e tempismo nei movimenti, e dunque è anche contemplativo nella misura in cui i vari scenari in pixel art vanno studiati con attenzione prima di passare all’azione. La colonna sonora di Lena Raine che, intervistata su Bandcamp, mette tra le sue principali fonti di ispirazione Yasunori Mitsuda e Yoko Shimomura, restituisce molte di queste sensazioni, dal freddo alla costante minaccia rappresentata da ostacoli e spuntoni.

Celeste (Fonte: presskit)

Minit

Anche Jukio Kallio, già autore delle musiche di Luftrausers e Nuclear Throne, è stato intervistato su Bandcamp (e da noi qui su Ludica) riguardo alla colonna sonora di Minit. Il titolo della traccia che ho scelto, omaggiando un capitolo di The Legend of Zelda, dice già molto sul modo in cui suona: trasmettendo un senso di scoperta e di avventura; ma anche di urgenza, come per ricordare al giocatore che ha ogni volta solamente 60 secondi di tempo per fare progressi. È un limite con cui Jukio Kallio gioca: ci sono brani che possono essere fatti partire solo da un jukebox che si trova in un bar, ma uno di questi dura più di un minuto, perciò è impossibile ascoltarlo fino alla fine all’interno del mondo di Minit.

Guacamelee! 2

A proposito dei mondi di gioco: a volte sono così caratterizzati da diventare il perno attorno a cui ruotano le musiche: è il caso di Guacamelee! 2, il seguito di uno dei miei giochi preferiti del 2014. Ambientato nel Messico dei luchador e dei mariachi, ha una colonna sonora che si lega sia al contesto che alle azioni del protagonista; qui ho scelto la traccia “Badlands” di Peter Chapman—che insieme a Rom Di Prisco è il principale autore delle musiche di Guacamelee! 2—proprio per via della bellezza e delle atmosfere dell’omonimo livello del gioco, in cui si combatte immersi in uno scenario dominato dai cactus dei deserti messicani.

Russian Subway Dogs

Peter Chapman, in arte Coins, ha realizzato quest’anno le musiche di un altro gioco dall’ambientazione piuttosto particolare: la metro di Mosca, nota in tutto il mondo non solo per la sua bellezza ma anche per la sua popolazione canina; sono tantissimi i cani randagi che vivono nelle stazioni, e alcuni hanno anche imparato a usare i treni per spostarsi da una fermata all’altra. La convivenza tra viaggiatori a due e a quattro zampe è nella realtà solitamente pacifica, ma nulla ci vieta di immaginare situazioni di totale disordine come quelle del gioco Russian Subway Dogs. La colonna sonora evoca questo caos e richiama la tradizione della Russia e della sua capitale, e ogni traccia è intitolata a una diversa stazione della metro: ho scelto quella dedicata al più grande scrittore a cui la città abbia dato i natali.

Iconoclasts (Fonte: presskit)

Iconoclasts

A un mondo di gioco non serve necessariamente una controparte reale come il Messico o la Russia per risultare credibile: lo dimostra Iconoclasts, un affascinante metroidvania ambientato su un pianeta morente abitato da una società decadente, dallo stile vagamente cyberpunk, dominata da uno strano culto religioso. Ispirato a Metroid Fusion e Monster World—come dichiarato dal suo creatore unico, Joakim Sandberg—e spesso assente, purtroppo, nelle classifiche di fine anno che stanno uscendo in queste settimane (l’ho visto premiato solo da Slant), Iconoclasts brilla sotto molti aspetti: il level design, i tanti boss, le meccaniche ben progettate e ancora meglio implementate. Ha senz’altro il difetto di essere molto denso e verboso a livello di trama, ma ha anche personaggi scritti benissimo: per questo ho scelto il brano intitolato a Robin, la protagonista.

CrossCode

Un altro gioco che ho trovato molto divertente e che rischia di essere sottovalutato è CrossCode, ambientato in un metamondo colmo di personaggi e attività, chiamato CrossWorlds, che è a sua volta un gioco, e precisamente un MMORPG. Non si tratta però di un ambiente virtuale, bensì di un pianeta in cui i giocatori si trasferiscono sotto forma di avatar; uno spunto usato per creare un mondo di gioco che omaggia e al tempo stesso sovverte i tratti tipici di JRPG e action RPG, talvolta solo per farne una caricatura. Il brano che ho scelto dalla colonna sonora di Deniz Akbulut mi sembra abbastanza etereo e impalpabile da restituire bene la sensazione di trovarsi a esplorare un universo caratterizzato da questa dualità, incerto nella sua essenza e a rischio di collisione con quello che, sempre all’interno del gioco, è il mondo reale.

CrossCode (Fonte: press kit)

Into The Breach

Un titolo che sta invece raccogliendo tutto il consenso che merita è Into The Breach, finito in una varietà di classifiche di fine anno dedicate ai videogiochi, da Polygon al New Yorker. La colonna sonora di questo gioiellino della strategia a turni, sviluppato dai creatori di FTL, è stata realizzata da Ben Prunty, che lo scorso anno fece un lavoro secondo me di prim’ordine per l’avventura grafica The Darkside Detective. Anche in questo caso la tracce funzionano alla perfezione, creando un’atmosfera sci-fi meditativa adatta al genere strategico, caricandola inoltre con un senso di tensione e un carattere epico, perché il giocatore qui, alla guida di enormi mech, sta pur sempre difendendo il genere umano da un’invasione aliena: è musica per la fine dei tempi.

Wandersong

Anche in Wandersong il mondo sta per essere distrutto, non dagli alieni ma da un nuovo palingenetico atto di creazione, e un bardo si mette in testa di salvarlo cantando una canzone; in realtà nel corso delle sue imprese ogni azione avverrà cantando, e nelle situazioni più disparate. Realizzare la colonna sonora di un gioco così musicale deve essere stato un piacere per A Shell In The Pit, che però ha dovuto vedersela con una grande varietà di generi e toni: Wandersong ha un’enorme carica positiva ma anche un retrogusto amaro, e usa cliché e scenari classici introducendovi sempre un po’ di sana follia. Ad esempio il pezzo che ho scelto qui accompagna un’avventura vissuta insieme a una banda di pirati che ha un’ossessione per il caffè peggiore della mia.

Horizon Chase Turbo

Il genere videoludico per eccellenza in cui tutta l’azione avviene a ritmo di musica è quello dei giochi di corse: non a caso molte colonne sonore di titoli anche poco conosciuti restano oggetto di culto per anni; io, per dire, mi annovero sicuramente tra i cultori di quella di Motorhead, gioco sviluppato da Digital Illusions, che è poi la software house con il nome più bello di sempre. Ci sono inoltre le colonne sonore ormai passate alla storia, quelle di serie mitiche come Out Run, Lotus o Rush. Nelle ultime due ha messo la firma Barry Leitch, che ha così legato il suo nome alle musiche dei racing game. È stato perciò naturale per gli sviluppatori di Aquiris pensare a lui per Horizon Chase Turbo, che è un grandioso tributo a quello stile di guida arcade: le sue tracce sono perfette per affrontare rettilinei, salite e discese, o per veder apparire una nuova parte del fondale al termine di una curva a gomito.

The Red Strings Club

È naturale che in ambito videoludico si tenda a creare un legame tra il ritmo dell’azione e il ritmo della musica che l’accompagna: è uno schema che funziona per i giochi di corse e per molti altri, da Super Mario Bros. a Hotline Miami. Ma se ho proposto qui di far riferimento innanzitutto alle sensazioni è perché in molti titoli quell’aspetto non è poi così importante, e per le musiche è secondario dettare il ritmo dell’azione rispetto all’immergere il giocatore nell’atmosfera del mondo in cui si trova. Un caso esemplare quest’anno è la colonna sonora realizzata da fingerspit—già autore di quella per Gods Will Be Watching—per The Red Strings Club, che infatti ha principalmente il compito di introdurci, con sonorità electro e synthwave straordinariamente evocative, nelle ambientazioni cyberpunk e distopiche di questo gioco a elevato tasso alcolemico.

The Gardens Between

Simile il caso di The Gardens Between, un titolo in cui il giocatore nemmeno controlla i personaggi, bensì il tempo, all’interno di scenari che sembrano essere creati direttamente dalle memorie dei due protagonisti. Tim Shiel porta il giocatore a immergersi in questi surreali paesaggi della mente con una colonna sonora ambient frutto di un processo di scrittura molto particolare, descritto in un’intervista su A Closer Listen: la maggior parte dei brani è stata composta a partire dal medesimo set di pochi suoni, accelerati, rallentati, mandati al contrario, manipolati insomma con varie tecniche. Una soluzione utile, in generale, a generare un senso di coesione e a ottenere tracce che rimandano l’una all’altra pur non conservando più somiglianze evidenti; e, nel caso specifico, anche a trovare un’aderenza con i temi del gioco imitando i meccanismi con cui il subconscio rielabora e ricostruisce costantemente i nostri ricordi.

Crossing Souls

Non può mancare infine uno spazio per colonne sonore di più tradizionale stampo cinematografico: io trovo davvero splendido il tema principale di Crossing Souls, composto da Chris Köbke—e delle musiche di questo gioco abbiamo già parlato tempo fa con gli sviluppatori. Ma meritano senza dubbio una menzione anche Austin Wintory, per il suo lavoro con The London Studio Orchestra per The Banner Saga 3, il capitolo finale del franchise di Stoic Studio, e Mark Benis, le cui composizioni nell’avventura grafica Lamplight City sono un perfetto accompagnamento per l’attività di investigazione del giocatore, restituendo un senso di intrigo e di mistero che ben si lega alle buie ambientazioni vittoriane e steampunk del gioco.

Tutte queste colonne sonore si trovano anche in un’unica grande playlist—lunga nemmeno io so quante ore—che ho creato su Buy Music Club.